Page 19 - Tesina per Master EMERGENCY E DISASTER MANAGEMENT a cura di Orazio De Maria
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antenna (consideriamo il dipolo di tipo filare), è formato da due braccia, alle cui estremità vengono
posti due isolanti di materiale plastico, ceramico, vetro, ecc. Da questi ultimi si dirameranno
ulteriori fili di materiale non conduttore utili per ancorare l’antenna verso un palo, albero, facciata o
tetto di un edificio.
Per restare nell’ambito dei classici 50 ohm di Impedenza caratteristica degli apparati, i due bracci
dell’antenna di solito vengono posti con angolo di 45° mentre il punto di alimentazione centrale,
ove viene applicato il segnale, di solito viene posto verso l’alto. Chiaramente, in base a dove ci si
trova e alle possibilità che offre lo spazio a disposizione lo stesso può anche essere installato in
maniera orizzontale; in questo caso però la sua Impedenza varia fino a portasi verso il valore di 300
ohm. Al fine di far rientrare l’Impedenza verso il valore ottimale di 50 ohm si utilizza un adattatore
di Impedenza, solitamente costituito da avvolgimenti di filo attorno ad una ferrite da cui partono i
due bracci dell’antenna. Posto in questa configurazione, il dipolo diventa direttivo nelle due zone
perpendicolari ai suoi bracci, annullando il segnale parallelamente, verso i due isolatori. Ad esempio
se si vuole ricevere o trasmettere dei segnali provenienti lungo l’asse Nord/Sud si posizionerà il
dipolo nella direttrice Est/Ovest e viceversa. Questo tipo di antenna sta alla base dello studio
matematico della stessa prendendo in considerazione il caso di dipolo ideale, che non esiste in
natura ma che guadagna circa 3 decibel rispetto a quello reale detto isotropico che invece ha
guadagno pari a 0.
Per guadagno di un'antenna si considera le capacità di quest'ultima ad irradiare un segnale verso una
determinata direzione, calcolandone così il guadagno posta in comparazione al dipolo reale. Se
installato in orizzontale, si è già scritto, che il dipolo presenta una certa direzionalità. Con i bracci
invece posti a 45° si comporta invece come una antenna in configurazione verticale irradiando e
ricevendo, almeno in maniera teorica, per tutti i 360°.
Quanto deve essere lunga e come progettare l’antenna.
In primis, bisognerà conoscere su che frequenza deve lavorare l’antenna, e qui è necessario
riprendere il concetto di lunghezza d’onda. Se si deve progettare/costruire un dipolo per la
frequenza dei 7 Mhz, e sapendo che la lunghezza d’onda lambda è pari a 40 metri, in teoria il dipolo
dovrà avere i due bracci lunghi 20 metri cadauno. Questo nel caso in cui si intende far funzionare
l’antenna a lunghezza d’onda intera. Dato che è possibile anche irradiare il segnale con antenne di
lunghezza pari a un quarto o alla metà della lunghezza d’onda, sarà possibile accorciare l’antenna
anche a 20 metri o a 10 metri per braccio. In mancanza di spazio, e utilizzando delle bobine di filo,
(trappole) da applicare lungo i due bracci dell’antenna, si potrà accorciare l’antenna stessa,
ovviamente a scapito del rendimento.
Questo tipo di antenne con questa particolarità costruttiva prendono il nome di dipolo trappolato.
Esistono appositi programmi di calcolo per realizzare e determinare il valore di queste bobine.
Tenendo in considerazione lo scenario di emergenza, si riporta un esempio di come sia possibile,
per un operatore radio, costruire in piena autonomia questo tipo di antenna in condizioni di
necessità.
Consideriamo lo scenario in cui il volontario riesce a raggiungere con la sua auto munita di radio,
una frazione isolata facente parte di una zona colpita da sisma o altra forma di evento catastrofico.
Dopo aver sistemato il mezzo in sicurezza ha l’esigenza di realizzate un’antenna più performante
rispetto al piccolo stilo installato sul veicolo e che non assicura una copertura ottimale verso il
campo base allestito in un altra zona. Il volontario si dovrà procurare, ove fosse possibile dei pezzi
di filo da impianto elettrico o telefonico realizzando, per esempio due pezzi della misura di un
metro se, volesse sfruttare le VHF nella gamma dei due metri. Fatto questo, il volontario dovrà
collegare il primo pezzo di filo sul polo centrale del cavo coassiale, mentre il secondo lo collegherà
con la calza dello stesso. Allo scopo possono anche essere utilizzati due morsetti da elettricista
oppure, se si riuscisse anche a procurare un pezzo di bastone o tubo per impianti elettrici da
utilizzare come appoggio, si sarà riusciti a realizzare un semplice dipolo per la gamma dei 2 metri.
La parte finale del cavo coassiale dovrà essere innestata con un connettore adatto. Nel caso in cui si
dovesse realizzare la stessa operazione per la gamma UHF dei 430 Mhz, la misura in questo caso
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